mercoledì 8 agosto 2012

Alex Schwazer

Questo è il blog di uno studio fotografico e diverse volte mi hanno fatto notare che da fotografo spesso ho preso delle posizioni poco convenienti per chi come me dovrebbe mirare a procacciarsi lavoro rimanendo il più "trendy" e neutrale possibile.
Sarà vero, non lo metto in dubbio, ma sostanzialmente non me ne frega un cazzo degli pseudo-esteti-filosofi-maestri di vita-esperti di marketing, quindi ho sempre espresso la mia opinione, anche dura e netta, e così sempre farò.
Perchè prima di essere un fotografo sono una persona, e da persona anche io vivo le vicende di questo mondo con partecipazione più o meno attiva, con interesse più o meno vivo. Mi sembra più che giusto quindi che questo blog debba ospitare anche le mie opinioni personali.
Ne va della mia dignità di uomo.

Detto questo vorrei riferirmi al fattaccio legato agli errori di Alex Schwazer, marciatore d'oro a Pechino.
A me spiace per lui, sono sincero. Ho ancora davanti agli occhi, e credo l'avrò per sempre, l'immagine di Alex che taglia il traguardo, di come taglia il traguardo nel giorno della sua vittoria: mi fece tenerezza.
Ora Alex è quasi un atleta finito, per lui non ci sarà più spazio nel mondo dell'atletica.
Ovunque andrà troverà sempre qualcuno pronto a umiliarlo con prese in giro e giudizi vigliacchi.
Alex ha sbagliato, ha imbrogliato, lo ha fatto volontariamente e lo ha fatto proprio a ridosso delle olimpiadi.
Non ci sono scuse. Il ragazzo era debole di carattere, ma non ci sono scusanti, o almeno io non ne voglio cercare.
Però lo stimo. Lo stimavo prima come atleta vittorioso e lo stimo ora, anche dopo questa brutta storia.
Almeno lui non è scappato in mutande saltando dalla finestra dell'albergo, almeno lui non ha tentato di scappare alle 5 di mattina all'imminente arrivo dei carabinieri. Lui non si é ribellato alle autorità gridando al complotto, lui non si é fatto difendere dal parroco del suo paese, non si é nascosto come un topo in attesa che lo scorrere del tempo cancellasse il suo illecito dalla nostra ipocrita memoria.
Lui non ha puntato ad un'assoluzione per decorrenza dei termini o per prescrizione del reato.
Alex ha avuto il fegato e quindi la dignità di presentarsi davanti al mondo intero dichiarandosi colpevole e chiedendo scusa per il suo gesto.
Le sue lacrime sono la pioggia che spegne l'incendio nel bosco, sono il vento forte a fine pomeriggio che spazza le nuvole e riporta l'azzurro nel cielo.
Alex, ingenuo e debole, campione.
Ora puoi tornare libero a vivere la tua vita.
In fondo mi sento felice sapendo che in giro c'è una persona come te.
Davvero.