Ogni angolo di questo mondo ha sviluppato e perfezionato la propria forma di benedizione, formulandola diversamente a seconda del luogo, dell'epoca, dei regnanti sul trono, della fede abbracciata, a magari anche delle condizioni meteo-climatiche.
Per noi credenti in Dio, che discendiamo senza dubbio alcuno dalla stirpe ebraica, la benedizione prevede cerimoniali diversi addirittura per ogni ramificazione della cristianità, sia essa cristiana delle origini, cattolica, protestante, greco-ortodossa o altro.
Ma, secondo un'autorevole fonte profonda conoscitrice della antica lingua aramaica, lingua originaria alla quale si attribuisce la paternità di tale parola, benedire non vuol dire "dire bene" o "augurare", ma vuol dire "tenere sulle ginocchia", ispirandosi al gesto amorevole della madre che tiene il proprio bimbo a se e lo accudisce fino a quando egli non è in grado di camminare con le proprie gambe.
Benedizione: nella foto sotto di proprietà www.rayclever.com un momento molto toccante della cerimonia durante il quale il prete benedice i due novelli sposi ponendoli sotto un drappo rappresentante la chuppà, la tenda che nella cerimonia nuziale ebraica simboleggia il tetto coniugale a significare la protezione sulla famiglia.