venerdì 26 aprile 2013

Verranno a chiederti del nostro amore





Lunedì scorso, quasi per caso al concerto di Cristiano De Andrè al Teatro Dal Verme di Milano, ho avuto il piacere di conoscere una grande artista. Come lui stesso ha ammesso non è facile essere figli di un genio ma, aggiungo io, non è nemmeno facile riuscire ad aggiungere qualcosa ai versi del padre Fabrizio. Lui ne è stato capace.

In uscita in questi giorni il nuovo disco di Cristiano De Andrè, Come in cielo così in guerra.

Di quella serata conservo la memoria di un'indimenticabile versione di Verranno a chiederti del nostro amore, con Cristiano solo al pianoforte.
Assolutamente da brividi.


Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta

non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"

non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.

E dietro ai microfoni porteranno uno specchio
per farti più bella e pensarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi
e loro si stupiranno
che tu non mi bastavi,

digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore
alle carezze dell'amore
era facile ormai

non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.

Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,

ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi

sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.

Ma senza che gli altri non ne sappiano niente
dimmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore
o per avercelo garantito,

andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.

lunedì 22 aprile 2013

What A F**k!



Corrado Cascone - all rights reserved


"What A Funk" live at the Honky Tonky

What A Funk: bestiali, selvaggi, potenti, prorompenti. Mai visto animali da palco simili a loro. Gli auguro un futuro sconvolgente zeppo di successi e di grandi folle da 80-90.000 sballati scatenati.
Fidatevi di me...questi sono forti! ;)

Una galleria di immagini del concerto del gruppo emiliano sarà pubblicata in questi giorni sui canali social dello Studio, Facebook e Google+ Fotogiornalismo... Stay tuned!

martedì 2 aprile 2013

Rocce, ghiaccio e stambecchi




Una giornata sulle Alpi Orobie con le macchine fotografiche a tracolla: Valbondione-rifugio Coca-lago di Coca e ritorno.


Foto Corrado Cascone - all rights reserved


La salita al rifugio Coca è molto impegnativa: 900 metri di dislivello che non lasciano un attimo di respiro, dall'abitato di Valbondione in alta Val Seriana (BG) fino ai 1892 metri del rifugio.
Il panorama che ci si trova dinnanzi una volta giunti in quota è spettacolare. Niente a che spartire con certe valli alpine "patinate", qui a stupire è la durezza del paesaggio, grezzo, quasi lunare.

Foto Corrado Cascone - all rights reserved
A poche decine di minuti dal rifugio si può raggiungere il piccolo Lago di Coca (2108 mt) incastonato tra le tre cime più alte delle Orobie: Pizzo Coca (3050 mt), Pizzo Redorta (3038 mt) e Punta Scais (3038 mt). L'inverno mette in risalto tutta la spettacolarità del luogo e le tonalità scurissime delle rocce, il contrasto col ghiaccio e la scarsa vegetazione di color bruno non fanno che accentuare la severità delle vette circostanti.


Foto Giorgio Martini - all rights reserved
In questo contesto è facile incontrare un branco di stambecchi muoversi liberamente nella vallata. Con un po' di discrezione è possibile avvicinarsi e osservarli con attenzione: si muovono con sicurezza, l'incedere fiero e solenne, per nulla intimoriti dalla presenza di due estranei.
Quello è il loro territorio e lo sanno bene. I due fotografi "in visita" se ne torneranno presto da dove sono venuti, con gli occhi pieni di bellezza e un pugno di immagini da mostrare a chi ne avrà curiosità.


Foto Giorgio Martini - all rights reserved





E' possibile visualizzare la galleria completa dell'escursione sulla pagina Facebook dello Studio o sul profilo di Google+ della Studio di Fotogiornalismo Ray Clever.